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Visualizzazione dei post da 2014

Cartoline (Palindromi)

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Mario Airò, Processi palindromi Caro  Vincenzo G. Rovella , per inspiegabili motivi mi ritrovo nella mail-list di Tucci Russo, un'importante galleria d'arte contemporanea di Torre Pellice. Ieri ho ricevuto l'invito per la mostra di Mario Airò intitolata "processi palindromi". E ti ho pensato. Tu che sei un noto "otturarutto", di quelli che "onorarono Anna", "anilina", "accavallavacca" e "accumolomucca", tu solo potrai apprezzare la sottigliezza appuntita dell'opera.

Giuseppe Filosa. Un maestro di bottega nel XXI secolo (di Nanni Spina e Delia Dattilo)

un ottimo esempio di documentario rigoroso anticreativo e senza la solita Gymnopedie (presentazione pubblica in occasione dell'incontro conclusivo degli anticreativi) Da un certo punto della storia contemporanea in poi, la reazione individuale e collettiva a una certa cosa, in un certo momento è andata definendosi sul principio dell’ anti-qualcosa . Mafia / Antimafia. Fascismo / Antifascismo. È sembrato questo l’unico modo, l’unica rivalsa – nel covo dell’omologazione – per attribuire a qualcosa, che stia al di là degli stereotipi, il valore . Questo valore risiede nell’intelletto, nella capacità personale di riuscire a indagare il mondo, ancora una volta —che cosa antica, che vezzo permanente!— e determinarlo in base alle leggi dell’oratoria o semplicemente le regole della sintassi: soggetto/predicato/complemento. Uno o più individui fanno una cosa in un dato momento, perché solo in quel dato momento – e visti i precedenti – questa cosa poteva accadere.

Giorgio Franco: Dare senso all'anti-creatività (una sintesi brechtiana)

* E che cosa si dissero gli anticreativi  nel vespro del 14 alla scuola di Massimo Ciglio che al minimo presunse?                                                                          Che 1.        La virgola reclama  consuetudine alle pause della quotidianità in lotta  perpetua con il rumore di fondo  2.        La pratica della copia va incentivata come modalità di selezione della parte in lotta perpetua con il tutto 3.        Il creativismo è un fratello degenere della creatività. Non sparate su Baricco, vi esorto io!

Ercole Giap Parini: La luce di Lisbona

Lisbona, 7 marzo 2014 Ho visto la luce di Lisbona. Dopo quattro anni. Lisbona è la città della luce; si trova scritto anche nelle guide turistiche. Potrebbe sembrare un'espressione senza importanza, buttata giù poco più che per caso da un annoiato estensore alla ricerca di una facile immagine. E che poi viene ripetuta di bocca in bocca con la pigrizia che rifiuta di affrontare altre etichette.

Sabato 14 giugno 2014

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Mauro F. Minervino, Chi vive in Calabria / Chi ha scarsa memoria. Viaggio a Sud

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Perdo molto del mio tempo in macchina. Guido e giro da anni sulle strade di questa regione, e anche oltre. Macino kilometri ogni santo giorno. Lo faccio per star dietro al mio lavoro, per capire come cambiano i luoghi, per incontrare le persone, per osservare certe posture, le espressioni degli sconosciuti, le facce della mia gente. I finestrini di un’auto stanno più o meno alla stessa altezza dell’obbiettivo montato sul carrello-camera del cinema. Il mondo scorre ai lati. Guardi e non sei guardato. 

Daniele Garritano: Perché gli insetti nel tempo della povertà

Perché gli insetti nel tempo della povertà   Gli insetti assumono, per costituzione interna, la struttura del segreto. Sempre avvolti da un mantello protettivo (una «boîte osseuse» descritta dallo storico francese Jules Michelet), questi animali contengono una potenza sproporzionata rispetto alla dimensione microscopica del loro corpo e alla durata effimera della loro vita. Del microscopico e dell’effimero gli insetti rappresentano l’emblema. Quasi invisibili, ci si accorge della loro presenza molto spesso con l’udito più che con la vista.

Paolo Guzzanti: Come essere anticreativo

se non so che vuol dire creativo. O meglio, lo sappiamo. Sono le termiti della lettura e della letteratura da spazzatura, vendono l’imbroglio della creatività ovvero l’arte di tirare fuori la creatura dal nulla, dalla costola d’Adamo un arrosto di costata all’americana. Sono in agguato con manuali di regole creative create ad arte. Prendiamo, fabbrichiamo un uomo. Anzi una donna. Martina. E’ entrata ora nel ristorante di suo padre e vede seduto Martin, il suo amico pescatore che si chiama come lei, come il martin pescatore ha sempre pensato. Ma Martin ha le unghie sporche e Martina non lo sopporta. Sa anche che Martin puzza e non sopporta neanche questo. Però lo ama e non sa spiegarselo e sente tutto questo disastro di rumori tintinnanti e fracassati e Martina ricorda quando l’hanno operata e nel dormiveglia dell’anestesia sentiva il tintinnare e pensava alle forchette, adesso sente le forchette che tintinnano e pensa ai bisturi e alla madre seduta accanto al suo letto, e la mad

SALUTAMIASUARTA

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Mi chiamo Paride ma sono costretto ad evocare il mito di Itaca. Il vostro capocordata Celani (anagramma di canile) mi ha infilato in questo delirio provocando reazioni isteriche e goliarde di alcuni vecchietti allocati sul web cui spezzerei volentieri metaforicamente le reni. Uno di essi mi ha derubato di una preziosa collezione di giornali underground milanesi ma sono stato costretto a perdonarlo considerato che mi ha prestato più' volte case a Mestre nella mia condizione di giovane cinefilo veneziano che è questione ben diversa da essere un colto cinofilo di Carolei. L'altro si definisce Guru ed è uno dei migliori esponenti del movimento "erba di casa mia" confluiti ora nel partito delle parole in libertà'. Ad Itaca vivono notoriamente dei Proci. Io preferisco di gran lunga i froci parola non amata dal correttore che ti propone frodi. Stessa condizione del povero Guccione spesso editato nei giornali calabresi come Gruccione. Un impaginato

Il senso dei PON per lo Spirito Santo

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Si concludono oggi pomeriggio, a Cosenza dalle 17.00 in poi, il corso di alfabetizzazione digitale, a cura di Antonio Cristiano, con annesso laboratorio popolare di scrittura anticreativa e Giornalismo 2.0, per le cure di Giuliano Santoro, PON organizzati dall'Istituto comprensivo dello Spirito Santo, la bella scuola dall'architettura fascista nei pressi del Crati. Giusto l'assunto di Nerina Garofalo, calabrese trapiantata a Roma, per molti anni conduttrice di un laboratorio "antiletterario" di scrittura biografica: non si diventa scrittori o giornalisti lì dentro (NdR: anche qualora   lo Spirito Santo si manifestasse al 40,81 %), ma scrittura e telematica possono "abilitare una risorsa interna, la narrazione, e scoprirne le forme che assume dentro e fuori di noi". Stefano Bartezzaghi ce la racconta in modo più compiuto: "possiamo trasformare in un buon testo ciò che abbiamo in testa ma nessuno può trasmetterci la capacità di inve

più che un convegno, un argine

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Il piacere del testo

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(su segnalazione di Francesco Garritano)

ti ricordi di ora esatta?: i libri di Carla

ti ricordi di ora esatta?: i libri di Carla Maria Carla Maiolo 23 e 24 aprile 2008   "fontana del respiro, libro elica"   Lette, rilette, messe in carica

Il bello della giovinezza è proprio questo: essere totalmente sbagliate (Carla Monteforte)

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Call me di Carla Monteforte La vita è quello che ti accade mentre stai aspettando che un cretino ti richiami. Avremmo avuto bisogno di un John Lennon anche noi. Di qualcuno che ci amasse e ci spiegasse che la felicità è una pistola fumante. E, soprattutto, che ci telefonasse tutte le sere. A  noi, non ci chiamava mai nessuno. Ovviamente se in quel nessuno non si considera il segaiolo che mi cercava ansimando nel cuore della notte, i militari, gli ex mutati in stalker ed il kuwaitiano. Il kuwaitiano era un altro nano, semi-obeso, con due lunghi baffi made in Medioriente che aveva raccattato A all'Alien. Lei era reduce da uno dei suoi finti svenimenti, quelli che metteva in scena quando si stava annoiando per convincere me, ancora in piena caccia, di tornarcene a casa. L'aveva agganciata con la scusa d'un'intervista. Come, non si sa, visto che lui non spiccicava una parola d'italiano e lei in inglese sapeva solo “Hopelessly devoted to you

Anna Petrungaro, A debita distanza

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La luna e il falò delle novità Dall'incontro di giovedì 19 maggio ecco alcune impressioni ragionate su: multiformità e alterità varie di Pessoa e la presa d'atto dell'esistenza, nei sistemi delle idee come   in ciascuno di noi, di una frantumazione identitaria ovvero di un circolo che relativizza tesi e opposizioni. L'esigenza di Carla nell'evocare la presenza di una tenuta, di un fil rouge, di un tessuto connettivo delle forme e delle identità, forse non è stata colta in pieno, offuscata dal rimando alla esperienza privata. Quest'ultima ha sufficiente legittimità nel ricercare i nessi con un discorso 'oggettivo' e /o generale. Essa è stata distratta dal giocoso rigetto celaniano dell'uso/abuso della parola 'percorso'. Tuttavia asportare l'esperienza dell'eteronimia pessoiana dalla sua culla letteraria e cercare in essa una legittimazione/spiegazione della dimensione esistenziale di ognuno, nel suo essere plurale, e in

materiali

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materiali  "C’è una storia, tramandata dalla mistica ebraica dei chassidìm, che è un buon esempio della sua etica della povertà e della sua fede nell’inizio. La cito come me la ricordo, l’ho letta molti anni fa. C’era una volta una generazione di chassidìm che, quando dovevano assolvere un compito difficile, o prendere una decisione importante, andavano in un luogo nei boschi, accendevano il fuoco e dicevano delle preghiere, assorti nella meditazione. Un chassidìm della generazione successiva, di fronte alle stesse incombenze, andava nello stesso posto nel bosco e diceva: “Non possiamo più accendere il fuoco, ma possiamo dire le preghiere”, e questo era sufficiente. Ancora una generazione dopo, un altro chassidìm che doveva assolvere lo stesso compito, andava nel posto e diceva: “Non possiamo più accendere il fuoco, e non conosciamo più le segrete preghiere, ma conosciamo il luogo dove tutto questo accadeva”, e infatti bastava. Finché, in un’altra successiva generazio

Verso un convegno. Si accettano proposte di titolo

Giusto l'assunto di Nerina Garofalo (sintetizzo: non si diventa scrittori o giornalisti lì dentro, anche qualora  lo Spirito Santo si manifestasse al 40,81 %; ma scrittura e telematica possono "abilitare una risorsa interna, la narrazione, e scoprirne le forme che assume dentro e fuori di noi"), la proposta è di chiamare a raccolta - in un tranquillo sabato italiano - tutti i nostri amici cusentini (anche d'adozione) a testimoniare scritture, teorie e prassi anticreative. Cooptando il recidivo giornalista/autore di mignottocrazia, Tonino Napoli (già patron di "Pantagruel", oggi - con Silvana e Cadore - animatore di "Siamo Fritti") e Eugenio Muzzillo di Timpamara, della premiata ditta Terre del . Si accettano titoligufo. In un corale elogio del rigore e delle regole. Affanculo la comunicazione e la creatività, le cui ipostasi ci hanno consegnato l'attuale gastrotelevisione e un interminabile e indigesto banchetto berlusconiano. "Spezzar

Una esperienza di laboratorio per il dialogo con il laboratorio che è qui

Nel ragionare accanto a voi (mentre si sviluppa una rete fitta di contributi e suggestioni) il desiderio di dialogare, che nasceva all’invito a riflettere intorno al poetese e alle poetesse, si è concentrato (nell’ora dell’ascolto) sul bisogno di riflettere e portare a condivisione una storia. La storia è quella di un laboratorio “antiletterario” che ha avuto vita qui a Roma per 4 anni, dal 2008 al 2011. Il laboratorio di scrittura biografica e sviluppo della creatività che ho proposto e facilitato nello spazio allora molto vitale della sede romana di Via Attilio Ambrosini del CEIS era nato intorno all’idea di applicare a un gruppo eterogeneo (per età, condizione sociale, rapporto con la narrazione ed esperienza formativa preesistente) quello stesso schema di intervento che da anni andavo utilizzando nelle organizzazioni. Lo schema, che partiva dall’attenzione al dato biografico o autobiografico di persone e gruppi in condizione di lavoro o di convivenza sociale, contenev

Stranamente proustiano

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Sergio Milano, Little prince (on Behance)

Proust, la gelosia e lo «strumento ottico»

di Daniele Garritano 1. La scena della gelosia La gelosia è il nome del sentimento più condiviso fra gli innamorati che popolano il mondo romanzesco della Recherche . A partire dalle primissime pagine, con la scena iniziale in cui il bambino insonne invoca il ritorno della presenza materna di fianco al suo letto, la gelosia si mostra come un ingranaggio narrativo essenziale per l’opera di Marcel Proust. Proverò subito a darne una definizione. Si tratta, in termini generali, di una sofferenza causata da una stato di separazione fra il soggetto amoroso e l’essere amato. Il bambino che non riesce ad addormentarsi se privato della «presenza reale» della madre rappresenta il nucleo generativo di questa passione contagiosa. Se rileggiamo le pagine del dramma della buonanotte potremmo trovare qualcosa di assai prossimo a ciò che Freud ha definito con il termine ‘ Urszene ’: la scena originaria, primaria o primitiva, del desiderio proustiano, l’avvenimento (reale o forse immag

Intertestualità e intrasoggettività. Luci della distanza

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(Edmond Jabès e Ferdinando Pessoa) Dio non ha unità, come potrei averla io? La poesia di Jabès della distanza è l'apoteosi. Per più motivi. Per più ingredienti. L'erranza, i rabbini, i1 libro, il deserto, il vento. Nella sua scrittura - come nella psicanalisi più riuscita - è riconoscibile “la sola testimonianza di che cosa sia cercare, nella prossimità, la traccia di se stessi, cercare, nella prossimità, la più grande distanza” (Ettore Perrella, Il tempo etico , p.16). “Una pagina bianca è un formicolio di passi sul punto di ritrovare le loro orme...Dov'e il cammino? Un cammino è sempre da trovare. Un foglio bianco è pieno di cammini...La distanza è luce, 1o spazio di tempo in cui tu penserai che non ci sono frontiere. Così, noi siamo la distanza. (...) Ciò che chiami “distanza” non è che il tempo di una inspirazione, di una espirazione. Tutto l'ossigeno indispensabile all'uomo è nei suoi polmoni. Vuoto è lo spazio della vita.

breve storia della scrittura creativa

La scrittura creativa ha radici americane. Troviamo le sue origini e le motivazioni educative nel lavoro di un grande pedagogista, John Dewey . All’inizio del XX secolo Dewey sviluppa il suo concetto di “scuola attiva”, ponendo al centro dell’attenzione degli educatori due termini importanti: progressivo e creativo, poiché l'educazione è un processo continuo che dura tutta la vita, è in costante mutamento e nella quale l'esperienza pratica ha un valore determinante. Partendo da queste basi in America, all'interno delle università, nei primi decenni del Novecento (1915), partono i primi corsi di scrittura narrativa che, non molto tempo dopo, diventano corsi di scrittura creativa, come materie autonome. Nel 1936 nasce l’Iowa Writing Workshop, il master più prestigioso, dove hanno studiato e/o insegnato John Cheever , Kurt Vonnegut , Philip Roth , Tom Coraghessan Boyle , Robert Lowell , Michael Cunningham , Trenton Lee Stewart .

Una stella di merda

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di Marisa Righetti Era una magnifica giornata di merda, di una primavera già avanzata nella merda. Era nata per un parto podalico, su due piedi di merda, venuta finalmente alla merda, nera unta e appiccicosa di merda. Le fu dato un nome di merda e, come ogni piccola merda fu attaccata a due poppe piene di merda, che ciucciò, finché qualcuno le disse, basta, merda.

Abacadacaladaciaccia

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introduzione alla ludolinguistica anagrammi, lipogrammi, palindromi, etc.

Conversazione con Rovella

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Paolo Albani Amleto de Silva

L'ambiguità dell'acqua

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di Ercole Giap Parini Lisbona, 8 marzo 2014 Le parole, soprattutto in certi momenti, mostrano la loro pesante inconsistenza. Non si tratta di insufficienza. Le parole sono scarpe grosse che troppo grossolanamente chiudono i piedi e ne trascurano la forma.

Messico e culo

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di Carla Monteforte 21 aprile 2014 alle ore 0.37 (Facebook) Un po' d'anni fa, di questi tempi, mi riempivo la valigia di caftani colorati e altre cianfrusaglie e me ne andavo, dritta dritta, sola sola, in Messico. Il viaggio me l'ero conquistato con una mossa astuta di quella volpe di mio padre: l'aveva vinto suo nipote e mentre stava per riciclarlo al fratello, visto che nessuno dei suoi soci poteva andare, lui si era infilato a gamba tesa. Pochi istanti dopo ero al check-in. E poco importa se la sveglia non aveva suonato ed il primo volo Lametia-Roma si era permesso a partire senza la sottoscritta che, per il secondo, dovette sganciare la bellezza di 350 (quasi quanto costa un charter per il Messico in bassa stagione): stavo per sorvolare l'Atlantico. Ad ogni modo, dopo una vita di fiera appartenenza alla setta dei vampiri, colta da improvvisa crisi mistica, mi ritrovai nella congrega dei lampadati. Di quel viaggio ricordo l'odore dell'abbro

Anticreatività e creatività omeopatica

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di Enzo Gentile Massimo, il quadro è questo: Enzina (ndr: iperonimo della consorte Francesca) giace su una poltrona con una gamba a dir poco (!) ingessata. No, non stava facendo motocross "supra l'acquedotto". Semplicemente (…), mentre aspettava che Giulio entrasse in classe, ha messo un piede in fallo -mi si scusi la volgare allusione- e… frattura TRIPLA della tibia. Io, l'uomo più riguardato del mondo (non foss'altro che per memoria di alcuni terrificanti proverbi di mia nonna tipo "Vento di fessura, vento di sepoltura"), sono stato dimesso avantieri dall'ospedale per polmonite. Assumo medicine ad un ritmo tale da non aver tempo praticamente per altro (per queste poche righe "salto" due dosi di antibiotico, certamente quelle che mi avrebbero garantito una pronta guarigione). Dunque brevemente. Video sulla creatività, non me ne vengono in mente.