Giorgio Franco: Dare senso all'anti-creatività (una sintesi brechtiana)

*E che cosa si dissero gli anticreativi  nel vespro del 14 alla scuola di Massimo Ciglio che al minimo presunse?
                                                                      
 Che

1.       La virgola reclama  consuetudine alle pause della quotidianità in lotta  perpetua con il rumore di fondo 
2.       La pratica della copia va incentivata come modalità di selezione della parte in lotta perpetua con il tutto
3.       Il creativismo è un fratello degenere della creatività. Non sparate su Baricco, vi esorto io!
4.       Il semplice non equivale al semplicismo, il facile alla faciloneria: per l’Infinito  testimoniò il vignaiuolo
5.       Vanno scoperte  parole dietro o sopra le parole per  stanare l’obsolescenza, propose Anna con Zanzotto
6.       Ristrutturare per riedificare, rileggere per reinventare. Not a creare dal nulla: è la sfida del ’900
7.       Codice/codicillo, Dialetto/idioletto, Sistema/progetto, Regola/trasgressione :  Traguardi/Confini del ’900
8.       La letteratura come modalità ultima per spezzare le catene della ripetitività, propose Minervino
9.       La quotidianità perpetua ed inclassificabile, indicò Giap con il binocolo rovesciato su Lisbona
10.    I giornali imbrigliano la realtà (Maria Carla), ne svelano l’arcano (Regolo)


     E poi uscì fuori
                                      Che

·         Mettere in circolo relativizza tesi ed opposizione (dalla relazione di Anna)
·         De Saussure ci ha insegnato che il Linguaggio fonda la realtà ( in opposizione al Verba sunt cosequentia rerum) 
·         Con Valery e Šklovskij abbiamo capito che la lingua letteraria (creativa?) nasce dallo scarto rispetto alla sua consorella abitudinaria
·         Nella lotta tra Forma ed Identità la tensione sconfigge l’omologazione (ai filosofi spetta stabilire se c’è l’eco del Lukacs de  “L’anima e le Forme”)
·         Il Mari intervistato da Antonella non ha negato che tra Ispirazione e Progetto nicchia sempre e dovunque la tradizione letteraria
·          Le Avanguardie storiche si frantumarono di fronte alle barriere summenzionate fino a giungere a Breton e Duchamp, Stockhausen e Satie, Beckett e Pynchon
·         Gli anticreativi  franarono con i suicidi (Majakovskj,  Esenin, Bloc, Michelstaedter, Pavese…,  mi fermo qui)
·         Fortini bacchettò i piacentini sostenendo che l’alternativa al sistema consueto e corrotto  non passa attraverso la professione di fedi alternative, ma  nella scelta tra il dire e non dire, tra lo scrivere e non scrivere, tra l’elocutio, dispositivo e inventio da una parte e il silenzio dall’altra.
·          Il Queneau citato più volte sperimentò l’infecondità degli esercizi di stile
·         Il Malte Brigge di Rilke, a detta di Blanchot, è un invito a sopravvivere


Che cosa fare (versione non creativa del “che fare”)?

                      abituare gli alunni  (posto che ancora di chi insegna e chi apprende bisogna parlare)

1.       a distinguere i rumori dalle pause, il vuoto dal pieno, il nitido dall’opaco,  l’ “originale” dal desueto,  il testo dal contesto.
2.       a scrivere in libertà dietro la proposta di un incipit
3.       ad  ascoltare la lettura dei testi attraverso varie voci, o  meglio differenti forme sonore
4.       a leggere ovunque e comunque, scoprendone sottotesti, intertesti e contesti (sui muri, nei cessi, sulle lapidi…)
5.       a tacere con il fine di percepire il dono dei silenzi
6.       a identificare forme e colori non solo nei testi canonici
7.       ad ascoltare  i filosofi circa la “contraddizione” tra Tempo e Relazione da una parte e Essere e Tempo dall’altra
8.       a dire la propria anche secondo modalità definite improprie dai “sapienti”

ma insomma,
 fra  Teniamoci per mano/Non  perdiamoci di vista/Facciamo rete
 qual è il senso nuovo che intendiamo esplicitare se con tali locuzioni sollecitiamo i due Massimo a non spegnere la luce, smorzare l’entusiasmo, soffocare le idee?
Forse il senso scorre carsicamente tra le identità dei parlanti, gli ambiti coinvolti, il sopratesto vigilante.
 
   Questo si dissero gli anticreativi  nel vespro del 14
alla scuola di Massimo Ciglio che al minimo presenziò

Giorgio Franco


* alla maniera di Brecht

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