scrittura anticreativa
Sinossi
Tutti sono buoni a fare un scuola di scrittura creativa, questa è la prima
di scrittura digitale “anti-creativa”.
La creatività è un concetto tanto sopravvalutato quanto vuoto. Come se
prescindesse dalla capacità di ragionamento, dal rigore, da un sapere, dalla
conoscenza di tecniche, norme, usi, leggi, canoni e precursori. Raymond
Queneau, in anni lontani constatava quanto fossimo schiavi di leggi che
ignoriamo. “Il classico che scrive la sua tragedia osservando un certo numero
di regole che conosce è più libero del poeta che scrive quel che gli passa per
la testa ed è schiavo di altre regole che ignora”. (…) “Imitare è il solo mezzo
di fare del nuovo e di essere al tempo stesso all’altezza degli antichi e della
propria epoca”.
Il laboratorio muove dalla
lettura di “I quaderni di Malte Laurids Brigge” di Rilke, in edizione digitale.
Un capolavoro di punteggiatura, oltre che capolavoro tout court. Segue la brusca comparazione con gli
sperimentalismi di Nanni Balestrini ("Sandokan") e Philippe Sollers
("Numeri") interamente scritti senza l'ombra di una virgola o di un punto.
Il secondo incontro analizza
alcuni brani di Laurence Sterne (Tristram Shandy) e di Robert Walser
(L'assistente), sottolineando l'esplosione di soggettività in un contesto che
lega l'eteronimia di Pessoa, i mille rabbini immaginari di Edmond Jabès e lo
sfaldamento del soggetto in Pirandello.
Il terzo incontro è dedicato
alla ludolinguistica, all'esperienza dell'Oulipo e dell'Oplepo, muovendo da
Perec e Queneau per agganciarsi alle diverse esperienze di Paolo Albani e
Stefano Bartezzaghi.
Il quarto è dedicato al
rapporto tra poesia e pubblicità ("la poesia ha pochi lettori, la
pubblicità ne ha molti"), si riaggancia al Rilke dei Quaderni e esplora i
cimenti pubblicitari di Giovanni Giudici e di altri che hanno tirato a campare
con la pubblicità.
Il quinto analizza la
produzione di Hilde Domin con gli occhiali di Gadamer e Harold Bloom, tentando
di scoraggiare qualsiasi forma di poetese e di produzione pseudo-poetica.
Il sesto si occupa di
letteratura e spazzatura, "lituraterra" secondo la papera lacaniana.
Mostra come il mestiere di scrittore sia molto vicino al trovarobato, alla consegna separata, al riuso e al
riciclo. Modulo più propriamente didattico, che fa tesoro dell'esperienza di griseldaonline
dell'Università di Bologna.
“Da ragazzo ero anarchico, adesso mi accorgo che si può essere sovversivi soltanto chiedendo che le leggi dello Stato vengano rispettate da chi governa”.
RispondiEliminaEnnio Flaiano
"Da giovane odiavo ogni regola, adesso tento di impormene una o due".
RispondiEliminaEnnio Flaiano