Mariupol: ultima speranza per evitare l’ecatombe

 


Mariupol, un maxi-ponte umanitario: ultima speranza per evitare l’ecatombe

dal nostro inviato Giampaolo Visetti



ZAPORIZHZHIA - Il tempo del sacrificio per Mariupol è consumato. Nel cuore impietrito dei sopravvissuti a venti giorni di sadico assedio, da ieri si è accesa però la speranza di non essere abbandonati per sempre nelle mani delle truppe russe. Per la prima volta il sogno di fuggire in massa dall'inferno e di raggiungere territori ancora sotto controllo ucraino, comincia a confondersi con la realtà. Un patto di guerra, sul tavolo dei comandi militari di Kiev e di Mosca, all'improvviso apre la prospettiva di una tra le più impegnative operazioni di salvataggio della popolazione nella storia bellica dell'era moderna. Nella città sul Mare d'Azov, l'avanzata russa da est è frenata da una strenua resistenza. Gli invasori conquistano quartiere dopo quartiere. Questi potrebbero però impadronirsi infine solo delle macerie che stanno accumulando: non della vita di persone inermi, ridotte a nascondersi nel sottosuolo.

Più fonti ufficiali confermano la svolta. A renderla un obbligo anche per gli aggressori, il fatto che la loro "pulizia anti-nazionalisti" ha superato il 50% dei distretti cittadini. "Tutti i profughi sono ammassati nei rifugi sotto la zona a ovest del fiume Kal'mius - dice il sindaco Vadym Boychenko - i nemici non riescono a gestire la catastrofe umanitaria e sanitaria, che minaccia di travolgere anche loro. La massa dei moribondi intralcia anche chi attacca". Il blocco russo delle vie di fuga, causa di centinaia di vittime giustiziate lungo le strade verso la libertà, comincia a incrinarsi. Il coraggioso tentativo di scongiurare un estremo massacro, nelle ultime ore sollecitato al governo ucraino dalla comunità internazionale, punta a svuotare il più rapidamente possibile Mariupol da decine di migliaia di donne, vecchi e bambini. Nei quartieri assediati restano 300mila persone a un passo dalla fine per sete, fame e gelo. Almeno 100mila premono per fuggire subito. L'ambizione, anche grazie a supporto logistico e finanziamenti stranieri, è di avvicinare il recupero alla drammatica cifra totale, grazie a un ponte umanitario via terra, aperto giorno e notte. "Tre corridoi di fuga - conferma la vicepremier Iryna Vereshchuk - si sono aperti. Via Berdyansk, Mangush e Nikolske, portano a Zaporizhzhia. I primi 21 pullman e un convoglio di camion stanno caricando gli sfollati nei centri di raccolta attorno a Mariupol. Non abbandoneremo nessuno, continueremo a far circolare i bus senza sosta: vogliamo portare via tutti prima di un'irreparabile catastrofe".

Mariupol, dopo giorni di dura prigionia, già ieri ha ripreso a svuotarsi. Nel pomeriggio 15 pullman con 1114 persone sono riusciti a forzare la sacca. Dai quartieri est, controllati dalle forze indipendentiste di Donetsk, è però proseguita anche l'evacuazione forzata verso la regione di Rostov sul Don. "Oltre 600 civili - dice Daniil Bezsonov, membro del governo filorusso - sono stati messi in salvo a Bezyennoje, nel distretto di Novoazovsk. Tra loro 134 bambini: in dieci giorni abbiamo recuperato 4mila ostaggi dei nazionalisti ucraini. Abbiamo prove che molti di loro stiano cercando di lasciare Mariupol nascondendosi nella folla". Quasi 70mila le persone finora trasferite con la forza in Russia, condannate per almeno due anni in campi di lavoro. Proprio l'incombere di questa deportazione modello-nazista ha costretto Kiev a uno sforzo eccezionale per rompere il blocco delle vie di fuga per i civili verso territori ucraini. Il sacrificio di Mariupol, che solo un miracolo può militarmente scongiurare, dentro e fuori il Paese è un dato acquisito. L'abbandono della popolazione al nemico no: risulterebbe anzi impresentabile. 

Riuscire nell'impresa-salvataggio non è scontato. Tra la città e Zaporizhzhia, chi fugge deve superare 15 check-point russi lungo 220 chilometri di strade minate e sotto il tiro dei tank. Per salire su un bus, migliaia di persone sono costrette a camminare per 10-20 chilometri. A Mariupol il carburante è esaurito: le autorità regionali cercano di far arrivare autocisterne fino a Berdyansk per rifornire auto e pullman. "Si profila un'impresa eroica - dice Mykola Trofymenko, dirigente dell'università statale a Mariupol - perché gli invasori continuano a sparare contro chi fugge. Sono uscito con mia moglie e mio figlio di 5 anni: i russi hanno centrato alcune macchine davanti alla mia. La scritta bambini non salva nessuno". A peggiorare l'incertezza, il fatto che nella città-cimitero la guerra abbia spazzata via anche la classe dirigente politica, economica e intellettuale. Nessuna istituzione cittadina è più nelle condizioni di assumere decisioni: le scelte sono affidate ai comandi militari del battaglione Azov e dell'esercito ucraino. Le milizie russe sono convinte di "chiudere la partita" entro pochi giorni: altre due bombe pesanti hanno devastato ieri il centro.Putin ormai non può permettersi di fallire a Mariupol. Collegare Donbass e Crimea, allungando il corridoio russo lungo la costa del Mar Nero verso Odessa, è la condizione minima per esibire una vittoria in patria e ipotizzare un avvio di tregua con Kiev. 

"Per questo - dice il vicesindaco Sergiy Orlov - cerchiamo di evacuare gli abitanti prima della fine. Il nemico non è interessato alla città: vuole spazzarla via dalla faccia della terra e ridurla in cenere. Non riusciremo a sottrarre le macerie di Mariupol a chi ci ha aggredito: abbiamo però il dovere provare a salvare tutti i suoi abitanti".

la Repubblica 22 MARZO 2022

(AGGIORNATO 23 MARZO 2022 ALLE 00:25)



Il corridoio della paura

di Andrea Nicastro

(le corrispondenze di la Repubblica e il Corriere della Sera

costituiscono il prequel del testo di Rino Garro)

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